• Conflitti in Medio Oriente e commercio in Europa

    Conflitti in Medio Oriente e commercio in Europa

    Sebbene il Medio Oriente sia flagellato da secoli da tremendi conflitti, è con la metà del Novecento che la situazione sociale inizia a mutare: la dissoluzione dell’Impero Ottomano diede una spinta enorme alla rinascita dei nazionalismi locali (Persiani, Curdi, ecc…) e l’avvio della de-colonizzazione da parte delle potenze Occidentali lasciò che i conflitti dilagassero in maniera disordinata, infuocando la zona ulteriormente.

    Infatti, mentre i conflitti passati erano prevalentemente di matrice etnico-tribale, o comunque legati al dominio del territorio, a partire dal XX secolo subentrano “nuove forze” in gioco, connesse perlopiù a ragioni religiose, etiche ed ideologiche. In verità, c’è ben poco di nuovo, dato che le nazioni coinvolte (Francia, UK) sono le stesse che hanno dominato il mondo nei secoli passati; nè nuove sono le guerre di religione nella penisola Araba o in Palestina (Crociate).

    Il Mediterraneo Orientale: il “Vicino Oriente”

    Che la Palestina sia una terra socialmente instabile è ampiamente documentato da qualche millennio (basti pensare alla distruzione del tempio di Salomone nel 586 A.C ad opera di Nabucodonosor, all’assedio romano a Gerusalemme del 70 d.C. o alle “crociate” del XI sec.) , ma negli ultimissimi anni sono emerse nuove problematiche, determinate da ragioni socio-politiche classiche, ma che si sono manifestate con modalità tutte nuove ed originali.

    Innanzitutto, bisogna ricordare che il termine stesso di “Medio Oriente” indica una porzione di mondo estremamente eterogenea e perlopiù di scarsa comprensibilità agli occhi occidentali: per Medio Oriente si intendeva la terra che sta fra Egitto (preso da Napoleone ai primi dell’Ottocento) e India (colonia inglese da fine Settecento) e che fino alla prima guerra mondiale era sotto il dominio Ottomano. Nonostante la forza coesiva dell’Islam abbia agito per anni come collante fra le diverse popolazioni, questa regione comprende l’antico impero Persiano (oggi Iran), l’intera penisola araba, il Mediterraneo Orientale, le steppe centro asiatiche e i monti di Afganistan e Pamir e, naturalmente, consiste di popoli, usi e costumi estremamente diversi fra loro.

    Se a partire da qualche millennio prima di Cristo l’area del Caucaso ha visto sfilare alle proprie pendici genti provenienti da tempi lontani, in un via vai di merci, armi, cibi e lingue, la presenza di una tale diversità di culture è evidente anche al giorno d’oggi. Data la varietà di culture e la grande dinamicità della zona, era più che probabile che inserire nuovi elementi di tensione avrebbe irrimediabilmente reso precario un equilibrio che statico non è mai stato.

    L’apertura del Canale di Suez a metà ‘800 e la nascita dello stato di Israele a metà ‘900 sono i due principali eventi che rappresentano l’irresponsabilità di un approccio “imperialista” degli Occidentali nei confronti di un universo che ai loro occhi era ancora praticamente ignoto, o che si sarebbe potuto gestire come sempre si era fatto in ogni altra situazione analoga.

    La questione del controllo del canale di Suez tra Francia, Egitto e UK iniziò con la sua stessa costruzione e si protrasse fino alla Guerra Fredda, quando l’Unione Sovietica minacciò l’intervento a fianco dell’Egitto, che difendeva i propri interessi nazionali.

    Molto più complessa è la genesi dello stato di Israele ed i rapporti con le nuove nazioni che andavano via via formandosi nell’area dopo la IIa Guerra Mondiale e dopo l’orrore dello sterminio nazista.

    Conflitti, cause ed effetti sull’Europa

    L’Europa uscì a pezzi dalla II guerra mondiale e si dovette far fronte ad esigenze dettate dalla situazione disastrosa. La necessità di riscatto morale portò ad una rapida accelerazione della creazione di quello Stato d’Israele, già abbozzato ai primi del 1900.

    Purtroppo, non si tenne conto di una notevole rinascita culturale che stava accrescendo consapevolezza di sè di tutte quelle popolazioni tenute insieme dai grandi imperi: ma mentre in Europa si ricostruì con senno, il disfacimento degli imperi coloniali portò a decisioni arbitrarie inadeguate alle realtà locali, in alcuni casi culture ben più antiche degli ex-occupanti stessi. Ed ulteriormente peggiore fù la disgregazione dell’Impero Turco, a cavallo dei tre continenti ed egemone sul Mediterraneo Orientale.

    In questo caso, gli Occidentali decisero per conto proprio, spartendo una terra che non possedevano, nè conoscevano, ma che aveva un’importanza cruciale in quanto crocevia e passaggio: basta guardare l’immagine di un satellite per comprendere l’importanza di quel pezzo di terra che mette in comunicazione tre continenti diversi, con le loro merci, con le loro ricchezze da scambiare.

    Con la creazione di Israele, venne garantito un risarcimento al popolo Ebraico, si prese il controllo del “passaggio forzato” tra i continenti e si pose un presidio al Canale di Suez, acquisendo un controllo quasi incondizionato su tutta l’area del Mediterraneo Orientale e dell’accesso al Mar Rosso.

    Indipendentemente dalla situazione del Medio Oriente, negli ultimi decenni le relazioni commerciali tra Europa e Far East si sono fatte sempre più fitte ed il passaggio delle merci dal Canale di Suez è incrementato sensibilmente: non più solo petrolio, quindi, ma prodotti tecnologici, materie prime, cereali e tanto altro hanno iniziato a transitare sempre più frequentemente.

    Tutto ciò ha portato ad una crescita dell’importanza strategica della zona, ma anche ad un comprensibile incremento del risentimento da parte di chi quelle merci non le possiede. Sommando tale risentimento al “nazionalismo romantico” di rivincita islamica ed all’esplosività delle popolazioni locali, è facile prevedere che la gestione dei problemi attuali avrà un forte impatto sullo sviluppo dei commerci Europei, che non possono contare solo con l’oltre oceano atlantico.

    Impatto dei conflitti oggi

    Alcuni degli impatti più rilevanti includono:

    1. Interruzioni delle rotte commerciali: I conflitti possono portare a chiusure di porti, strade e altre vie di trasporto fondamentali, interrompendo le rotte commerciali regionali e globali. Ciò può causare ritardi nelle spedizioni, aumentare i costi di trasporto e ostacolare la circolazione di merci.
    2. Instabilità dei prezzi del petrolio: Il Medio Oriente è una regione chiave per la produzione di petrolio, e molti paesi dipendono fortemente dalle esportazioni di petrolio greggio. I conflitti nella regione possono portare a instabilità nei prezzi del petrolio, influenzando l’economia globale e i costi di produzione in molte industrie.
    3. Impatto sulla produzione e sulle forniture: I conflitti possono danneggiare le infrastrutture, danneggiare le industrie locali e ridurre la produzione di beni. Ciò può portare a carenze di forniture e aumentare i prezzi dei prodotti, con conseguenti impatti sull’economia globale e sul commercio internazionale.
    4. Rischio per gli investimenti: La situazione politica e di sicurezza instabile nel Medio Oriente può scoraggiare gli investimenti stranieri nella regione, influenzando l’accesso alle risorse, le partnership commerciali e gli accordi contrattuali.
    5. Aumento delle tensioni diplomatiche: I conflitti possono portare a tensioni diplomatiche tra i paesi coinvolti e altri attori internazionali. Queste tensioni possono influenzare le relazioni commerciali, portando a restrizioni commerciali, sanzioni e altre misure che limitano il commercio.
    6. Migrazioni e sfollamenti: I conflitti nel Medio Oriente possono causare flussi migratori significativi, con impatti sia sulla regione che sui paesi limitrofi. Questi movimenti possono avere conseguenze sulle economie locali e sulla domanda di beni e servizi.
    7. Impatto sul settore finanziario: Le turbolenze associate ai conflitti possono influenzare i mercati finanziari globali, con conseguenze sui tassi di cambio, sulle borse valori e sui flussi di investimenti.

    Il Medio Oriente riveste da sempre un ruolo fondamentale nei rapporti tra Europa ed il resto del mondo ed è impensabile poter pensare di pianificare i prossimi decenni prescindendo dalle scelte politiche che si faranno nei prossimissimi anni: l’unica strada da percorrere è quella della crescita e dell’aiuto reciproci.

Scopri di più da Home

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere